Con un provvedimento d’urgenza il Garante italiano ha bloccato il trattamento dati degli utenti italiani effettuato da ChatGPT.
Da una prima analisi, infatti, il Garante non ha rilevato informative adeguate né verso i suoi utenti, né tantomeno verso chiunque fosse un interessato coinvolto nella raccolta a strascico sul web dei dati personali effettuata dalla società statunitense OpenAI LLC per l’addestramento degli algoritmi dell’AI. Inoltre, seppure la società dichiari che il servizio non può essere utilizzato da minori di 13 anni, in effetti non esiste un sistema di controllo per attestare l’età dichiarata dagli utenti, né nessun filtro per eventuali risposte erogate dall’AI verso soggetti non ancora maturi per determinati argomenti.
Manca poi un’idonea base giuridica per il consenso, specialmente per i dati raccolti per l’addestramento del’AI.
Un ulteriore irregolarità rilevata dal Garante è una non sempre esatta veridicità dei dati forniti dall’AI alle richieste degli utenti. Questo potrebbe generare notevoli problemi in quei casi in cui si lede la reputazione di un soggetto, il quale non ha modo di fare un reclamo, o semplicemente correggere l’errore stesso. Pensate se qualcuno chiedesse informazioni su di voi, e ChatGPT fornisse indicazioni che vi legano ad un reato che non avete mai commesso, senza poter fare nulla per bloccare quelle stesse informazioni, o rettificarle in modo che il servizio le fornisca corrette.
Per questi motivi il Garante ha richiesto il blocco del trattamento dei dati, e non il blocco di ChatGPT, come si legge nella maggior parte dei casi, che per assurdo (come dichiarato in un’intervista dall’avv. Guido Scorza, del collegio del Garante) se potesse funzionare senza dover fare trattamento dei dati, potrebbe continuare ad erogare il servizio in tutta tranquillità, in attesa di chiarimenti da parte della società che lo gestisce. Infatti, OpenAI ha tempo 20 giorni per dare chiarimenti al Garante e dimostrare di aver operato nei termini delle norme del Regolamento Europeo, o rettificare laddove questo non è finora avvenuto.
Qualora ciò non avvenga, il Garante procederà con la sua istruttoria ed eventuali provvedimenti sanzionatori.
Nel frattempo, abbiamo potuto vedere che l’eventualità che la chat non fosse più accessibile dagli utenti italiani si è rivelata veritiera, in quanto da stamattina il servizio è stato sospeso dalla società stessa. Questo ci fa pensare che effettivamente qualche problema di illiceità ci sia, e vedremo come si muoverà sia la società stessa, nel sanare le eventuali violazioni, sia come si muoveranno gli altri Garanti, vista la sincronia con cui stanno deliberando sugli illeciti riscontrati dalle verifiche sulle big tech USA.
Per ulteriori approfondimenti potete seguire il link al provvedimento del Garante per la protezione dei dati italiano
https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9870847
e l’intervista fatta da Matteo Flora all’avv. Guido Scorza
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